Eric is the star.

Nelle note di 24 Nights il lettore attento potrà trovare questo commento, che riassume in maniera sibillina una carriera inarrivabile per stile e contenuti. E' l'unico musicista che vanta 3 inserimenti nella Rock'n Roll Hall of Fame: The Yardbidrs, Cream, solista.

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“Anche i più piccoli accenni di Bo Diddley o di Chuck Berry mi mandavano in delirio" ricorda "Quando scoprii cosa stava dietro a quel suono, Muddy Waters, e dietro a lui, Robert Johnson, e ancora dietro, la composizione del brano, qualcosa mi toccò a livello emotivo". Dopo avere suonato in molte blues band inglesi nei primi anni '60, tra cui spiccano i Roosters nel 1963, Clapton raggiunse la fama con gli Yarbirds, di cui facevano parte i tre migliori chitarristi inglesi del decennio: Clapton, Jimmy Page e Jeff Beck. Clapton lasciò il gruppo nel 1966 per unirsi ai Bluesbreakers di John Mayall e in seguito per formare i Cream con il bassista Jack Bruce ed il batterista Ginger Baker. Presto la band sarebbe diventata il più importante gruppo rock della fine degli anni '60. L'enorme successo dei Cream portò Clapton alla ribalta internazionale. La combinazione vincente di psichedelia e remakes di standard blues come "Spoonful", "Crossroads" e "Born under a bad sign", rese ancora più solida la reputazione di Clapton.

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Nel 1969 assieme a Steve Winwood, Rick Grech e Ginger Baker formò i Blind Faith, una band che ottenne un'enorme popolarità con il primo album omonimo. Sempre nel 1969, con Delaney e Bonnie & Friends, Clapton cominciò a sperimentare le sue capacità vocali. Nel 1970 uscirono il suo primo album solista ed il magnifico "Layla and Other Assorted Love Songs" di Derek and the Dominoes, un'altra collaborazione unica che includeva un genio allora sconosciuto della chitarra slide, Duane Allman. L’album diverrà uno dei più importanti della carriera, e contiene tantissimi successi. La celeberrima “Layla”, “Little Wing” l’omaggio al grande amico Jimi Hendrix, poi “Bell bottom blues”, “Tell the truth”, Why does love got to be so sad”, e le cover blues “Key to the highway” e “Have you ever loved a woman”. Tutti pezzi che dal vivo Eric proporrà in maniera quasi continua.

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La morte improvvisa di Hendrix nel settembre 1970 è un duro colpo per Eric, e da il via a periodo più buio della sua carriera. Nel 1971 Clapton toccò emotivamente il fondo. Lo scioglimento di Derek and the Dominoes durante la registrazione del loro secondo album ebbe un profondo impatto sull'artista. A parte alcuni lavori occasionali come sessionman ed occasioni speciali come il leggendario concerto per il Bangladesh organizzato da George Harrison, Clapton si ritirò dalle scene per quasi tre anni. Ci vorrà l'aiuto di amici come Pete Townshend a risollevarlo dall'abisso, almeno parzialmente. Tanto affetto quasi costringe Clapton a fare una rentrée live al Rainbow Theatre di Londra nel gennaio 1973 da cui viene tratto un disco live. Nel 1974 rientrò ai vertici delle classifiche con "I shot the sheriff", tratto dall'album "461 Ocean Boulevard", dopo avere attraversato un periodo durissimo dovuto ai problemi legati alla sua tossicodipendenza. Tutti gli album di Clapton della metà degli anni '70, come ad esempio "There's One In Every Crow", "E.C. Was Here" e "No Reason To Cry", sono arrivati tutti nella Top 20. Dal 1977 con l'album "Slowhand", tre volte disco di platino, che contiene le famosissime "Cocaine" e “Wonderful tonight”, Clapton ha cominciato un'ascesa irresistibile che continua ancora oggi. I successivi album incisi da Eric Clapton comprendono "Backless" (1978), "Just One Night" (1980) registrati live al teatro Tokyo Budokan, "Another Ticket" (1981) che contiene la hit "I Can't Stand It", "Money And Cigarettes" (1983), "Behind The Sun" (1985) e "August" (1986). Nel 1988, Clapton ha inciso "Crossroads" (doppio platino) con ben 73 brani remasterizzati digitalmente scelti in modo da abbracciare tutta la carriera di questo grandissimo chitarrista.

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L'anno successivo, l'album "Journeyman" ha venduto oltre 2 milioni di copie ed ha fatto vincere all'artista il primo Grammy Award della sua carriera per il singolo "Bad Love". Nel 1991 Clapton ha inciso "24 Nights", registrato durante le molteplici serate (18 nel 1990 e 24 nel 1991) alla Royal Albert Hall a Londra, alternando 4 diverse band. La 4-pieces band, la 13 pieces band, l’ensemble di leggende viventi del blues ed infine con l’ orchestra diretta da Michael Kamen. Clapton ha raggiunto nuove vette nel 1992 con la registrazione della colonna sonora del film "Rush" ed in particolare del singolo "Tears in Heaven", entrato nei top 5, e vincitore del Grammy Award. Eric dedicò il brano a suo figlio Conor, scomparso nel marzo 1991 a soli 4 anni. Clapton è spezzato dalla tragedia, ma il dolore gli dà una scossa totale che gli riapre le porte del blues. Lo stesso anno, l'album "Unplugged" registrato dal vivo durante lo spettacolo di MTV, ha raggiunto il n°1 per tre setimane consecutive, vendendo 15 milioni di copie in tutto il mondo e vincendo il Grammy come album dell'anno.
Nel 1994, Clapton è tornato al blues, il suo primo grande amore. L'album "From The Cradle" è stato un grande successo di critica e di pubblico in tutto il mondo, un tributo personale al blues di Willie Dixon, Muddy Waters, Elmore James ed altri che hanno influenzato la sua vita e la sua musica. Ne seguirà una tounee di due anni, prima nei club nelle house of blues americane, poi nei palazzetti e negli stadi di tutta Europa e facendo tappa anche in Giappone, paese che da sempre apprezza Eric e che lui ricambia con sempre eccellenti performances. Negli anni '80 e '90, Clapton ha fatto sentire la sua presenza nel regno delle colonne sonore, contribuendo a "Rush", "Ritorno al futuro", "Il colore dei soldi" e "Arma letale 3". Il più grande successo in questo campo è arrivato però con il brano "Change the world" tratto dal film di John Travolta "Phenomenon". Il brano, prodotto da Babyface, è stato il trionfatore della notte dei Grammy del 1997.
Eric Clapton, membro due volte della Rock & Roll Hall of Fame come chitarrista degli Yardbirds e dei Cream, continua a stupire e deliziare un folto gruppo di amanti della musica. È un'eredità che prosegue con la pubblicazione di "Pilgrim" (1998), l'ultimissimo capitolo dell'odissea musicale di questo autentico genio della musica. Nel 1997 ha vinto tre Grammy Award, incluso quelli per l'Album Dell'Anno e Miglior Vocalista Pop con il brano "Change the World" che ha anche vinto il premio come Canzone Dell'Anno. Nell' ottobre 1999 viene pubblicato "Clapton Chronicles", una compilation che contiene il meglio degli ultimi quindici anni di lavoro dell'artista. Nel maggio 2000 viene pubblicato"Rinding with the king", nato da un desiderio di incidere un disco blues con B.B. KING.... Il 2000 è anche l’anno del terzo inserimento nella Rock and Roll Hall of Fame. L’anno successivo esce “Reptile”, il disco di inediti del nuovo millennio. Il disco vede per la prima volta la collaborazione alle tastiere di Billy Preston (che accompagnerà il chitarrista di Ripley nel successivo tour) e ai cori dei The Impressions. Clapton ha dedicato questo lavoro ai suoi zii Adrian (a.k.a. "Son") e Silvia, a cui è intitolato il toccante brano strumentale che chiude il disco. Nel novembre del 2002 Eric Clapton pubblica "One More Car,One More Rider" registrato nel 2001 in due diverse città toccate dal suo tour mondiale: a Los Angeles allo Staple Center e al Budokan Hall di Tokyo. In quel periodo si tiene il “Concert for George” alla Royal Albert Hall di Londra, una serata per ricordare il grande amico George Harrison scomparso l’anno precedente. Eric, nelle vesti anche di direttore musicale, interpreta una sentita e commossa “While my guitar gently weeps”.Gli ultimi anni di Clapton lo hanno visto altalenare tra produzioni mainstream e dischi dichiaratamente blues (gli ultimi in questa serie sono Me & Mr. Johnson e Session for Robert J., tributi a Robert Johnson, usciti nel 2004).
Nel 2005 si materializza una splendida reunion dei Cream, con quattro storici concerti alla RAH di Londra e tre al MSG di New York. Da essi verrà tratto un DVD e CD. Sempre nel 2005 esce il disco di inediti "Back Home", suo 18esimo abum in studio. Da segnalare l'omaggio al suo amico George Harrison con la splendida "Love Comes To Everyone". Eric s'imbarca poi nel suo ultimo grande tour mondiale 2006-2007. Porta con se altre due chitarristi, Doyle Bramhall II ed il talentuoso Derek Trucks con il suo slide. Mano a mano che il tour avanza, cresce il numero dei pezzi rispescati dal mitico disco del 1970 "Layla and other assorted love songs", per esempio vengono eseguite "Little Wing" e "Why Does Love Got To Be So Sad" dopo una quarantina di anni!! Sempre nel 2008 Eric ritrova l'amico Steve Winwood con il quale forma l'accoppiata per tre concerti esplosivi al MSG di New York. La scaletta suonata è qualcosa di veramente bello, 3 pezzi di Hendrix ("Voodoo Chile", "Little Wing" e "Them Changes"), pezzi risuonati dopo decenni "Forever Man" e "Double Trouble" (sublime performance), e alcuni pezzi di Winwood sempre impreziositi dalla chitarra di Clapton. Grande successo di pubblico e critica "costringono" il duo ad organizzare tour sia nel 2009 che nel 2010. Nel 2009 esce il DVD ed il CD tratto dai concerti a NY del 2008.
Il 2010 si apre con la collaborazione dal vivo con Jeff Beck, con concerti che prevedono un set ciascuno con la propria band ed il gran botto finale con Eric & Jeff a scambiare riff a vicenda, uno dietro l'altro. Nel 2013 Eric festeggia il 50esimo anniversario di carriera come musicista professionista, con un tour prima in USA e poi in Europa. E per l'occasione tira fuori dal cassetto canzoni da tempo non risuonate "Hello Old Friend", "Blues Power" ed altre che aveva dichiarato di non voler suonare più dal vivo (la struggente "Tears In Heaven" e "My Father's Eyes"). Il 2014 vede Eric impegnato nel suo "forse" ultimo tour giapponese, con una band che vede come novità il gradito ritorno di Nathan East al basso. Eric manifesta l'intenzione di voler porre fine all'attività live, ma sorprende poi tutti con l'ufficializzazione di 7 date alla RAH di Londra per il prossimo maggio 2015, più 3 date al MSG di New York...

Long life to Eric, long life to Blues....

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