I primi concerti in assoluto di Eric Clapton in Italia avvennero nel 1983, nel tour di “Money and cigarettes”. Vale a dire a carriera già inoltrata, e viene spontaneo chiedersi come mai questo “ritardo”. Eppure negli anni ’70 Eric ne ha fatti di concerti! Probabilmente molto ha inciso la situazione particolare in cui versava l’Italia in quel decennio (periodo delle stragi, disordini, contestazioni studentesche e aggiungiamo anche una cattiva organizzazione dei concerti) che ha tenuto lontani dal nostro paese molti artisti e gruppi di fama mondiale. I Led Zeppelin dopo i disordini del Vigorelli del 1971 non misero più piede in Italia, i Pink Floyd dal 1971 tornarono solamente nel 1988, e non scesero nel nostro Paese nel loro periodo di massima affermazione come i tour per Dark side of the Moon, Wish you were here, Animals.
Quindi negli anni '70 agli appassionati non rimanevano che le riviste musicali, ad allietare l'attesa e a far salire l'acquolina per i futuri spettacoli.
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Ciao2001 - Febbraio 1973
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Ciao2001 - Settembre 1975
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Ciao2001 - Febbraio 1977

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Ciao2001 - Dicembre 1977
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Ciao2001 - Marzo 1981

Ad ogni modo, nel 1983 Clapton finalmente arriva in Italia per 2 concerti al PalaEur di Roma e al Palasport di Genova, e come testimoniano i biglietti dell’epoca, la gioia dopo tanta attesa è notevole: “Finalmente in Italia la leggenda Rock!”

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Roma 1983

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Biglietto di Roma, 2 Maggio 1983
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Un altro biglietto per il primo concerto italiano di Clapton

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Biglietto di Genova, 3 Maggio 1983

Fabio 1983 Genova (Maggio)
Biglietto del concerto di Genova 1983, gentilmente concesso da Fabio Sagnelli
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Un altro biglietto del 1983

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Copertina della rivista musicale Ciao 2001 - Marzo 1983, dedicata al nuovo disco e all' arrivo in Italia di EC (marzo 1983)

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Copertina della rivista musicale Ciao 2001 - Maggio 1983 , dedicata all' arrivo in Italia di EC

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Stickers Card del 1987, foto scattata al live di Genova 1983 (Eric ha una spilletta raffigurante il cavallino rampante della Ferrari)

Ecco la scaletta del concerto di Roma:

01. Tulsa Time
02. I Shot The Sheriff
03. Worried Life Blues
04. Lay Down Sally
05. Let It Rain
06. Double Trouble
07. Sweet Little Lisa
08. Key To The Highway
09. After Midnight
10. The Shape You’re In
11. Wonderful Tonight
12. Blues Power
13. Sad Sad Day > Ramblin’ > Have You Ever Loved A Woman
14. Cocaine
15. Layla
16. Crossroads
17. Further On Up The Road

Questa è la scaletta del concerto di Genova:

1. Tulsa Time
2. I Shot the Sheriff
3. Worried Life Blues
4. Lay Down Sally
5. Let it Rain
6. Double Trouble
7. Sweet Little Lisa
8. Key to the Highway
9. After Midnight
10. The Shape You're In
11. Wonderful Tonight
12. Blues Power
13. Honey Bee / Have You Ever Loved a Woman / Ramblin' On My Mind
14. Cocaine
15. Layla
16. Further On Up the Road
17. Crossroads

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Fotografia del concerto di Genova 1983

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Rare foto del concerto di Genova 1983 (grazie a Vittorio Piccin)

Il successo di pubblico fa si che l’anno seguente Clapton torni da noi per altri 2 concerti, questa volta al Teatro Tenda di Milano, nel Gennaio 1984. Esattamente il 23 ed il 24 Gennaio.

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3 Biglietti per la prima delle due serate a Milano nel 1984, 23 Gennaio 1984



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Fabio 1984 Milano
Biglietto di Milano, 24 Gennaio 1984, grazie a Fabio Sagnelli. Da notare l'ingresso numero 1, cioè il primo biglietto stampato in assoluto!!! Una vera rarità!

Quello del 1984 era un mini-tour senza nessun album da promuovere in cui Eric suonava alcuni pezzi inediti che sarebbero poi finiti nel futuro disco “Behind the Sun”. La scaletta è ottima, con un mix di vecchi successi, canzoni nuove, e altre raramente suonate prima (The Sky Is Crying, Bottle Of Red Wine).
Ecco la scaletta del concerto del 23 Gennaio:

01. Everybody Ought To Make A Change
02. Motherless Children
03. I Shot the Sheriff
04. The Sky is Crying
05. Badge
06. The Shape You're In
07. Same Old Blues
08. Rita Mae
09. Blow Wind Blow
10. Wonderful Tonight
11. Let It Rain
12. Key To The Highway
13. Sweet Little Lisa
14. Double Trouble
15. Tulsa Time
16. Bottle Of Red Wine
17. Sad Sad Day / Have You Ever Loved A Woman / Ramblin' On My Mind
18. Cocaine
19. Layla
20. Further On Up The Road

Scaletta del 24 Gennaio:

01. Everybody Ought To Make A Change
02. Motherless Children
03. I Shot the Sheriff
04. The Sky is Crying
05. Badge
06. The Shape You're In
07. Same Old Blues
08. Blow Wind Blow
09. Wonderful Tonight
10. Let It Rain
11. Key To The Highway
12. Sweet Little Lisa
13. Double Trouble
14. Tulsa Time
15. Bottle Of Red Wine
16. Cocaine
17. Layla
18. Further On Up The Road

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Foto del 23-01-1984, grazie a Andrea Apelle

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Rara foto della prima serata a Milano, 23 Gennaio 1984 (grazie a Vittorio Piccin)

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Rara foto della seconda serata a Milano, 24 Gennaio 1984 (grazie a Vittorio Piccin)

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Due rare foto della seconda serata a Milano, 24 Gennaio 1984 (grazie a Vittorio Piccin)


Il boom si raggiunge con la striscia di date record del 1985: 9 concerti sold-out in tutta la penisola, 2 date a Milano il 27 e 28 Ottobre, poi il 29 Ottobre a Torino, il 31 Ottobre a Caserta (inizialmente doveva svolgersi il 30 a Napoli ma fu cambiato per qualche ragione), il 1 Novembre a Roma, il 2 Novembre a Genova, il 4 Novembre a Bologna, il 5 Novembre a Firenze ed infine il 6 Novembre a Padova. Nota curiosa grazie al nostro collaboratore Vittorio Piccin: “nella fotografia sotto vedete il nostro caro Eric che abbraccia amorevolmente due simpatici fans italiani: foto scattata a Milano il 27/10/1985 fuori dall' hotel dove alloggiava Eric poche ore prima del concerto. La curiosità ? Quella sera prima di White Room Eric disse "This is for Walter and Carol" e nelle registrazioni di quella sera la dedica si sente benissimo; io non ho molti ricordi di Eric che dedica canzoni a fans incontrati per caso poche ore prima !!!!!”

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Carola, Eric, Walter fuori dall’ Hotel a Milano, 27 Ottobre 1985 (grazie a Vittorio)


Fabio 1985 Milano
Biglietto di Milano 1985, al Teatro Tenda, grazie al contributo di Fabio Sagnelli

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Torino 29 Ottobre 1985
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Torino 29 Ottobre 1985

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Un altro biglietto di Torino 1985

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Biglietto del concerto al Palaeur di Roma il 1 Novembre 1985

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Biglietto dello show di Genova 2 Novembre 1985

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Biglietto del concerto di Milano, prima serata del 27 Ottobre 1985 (grazie a Vittorio Piccin)

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Biglietto del concerto di Torino, del 29 Ottobre 1985 (grazie a Strawberry Studio2)

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Biglietto del concerto di Bologna 4 Ottobre 1985

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Biglietto del 1985


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Biglietto del concerto di Padova 1985 (grazie a Vittorio Piccin)

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Un altro biglietto di Padova 6 Novembre 1985

Non si ripeterà mai più una tale serie di concerti consecutivi in terra italiana. Ciò fu anche aiutato dal fatto che Eric in quel periodo aveva conosciuto Lori Del Santo,
e lei lo accompagnò per tutte le date dei concerti.
La scaletta è la medesima per tutto le date:
01. Tulsa Time
02. Motherless Children
03. I Shot The Sheriff
04. Same Old Blues
05. Tangled In Love
06. White Room
07. You Got Me Hummin' (featuring Laura Creamer & Shaun Murphy)
08. Wonderful Tonight
09. She's Waiting
10. Lay Down Sally
11. Badge
12. Let It Rain
13. Double Trouble
14. Cocaine
15. Layla
16. Forever Man
17. Further on Up the Road


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Due rare foto del concerto di Milano, 27 Ottobre 1985 (grazie a Vittorio Piccin)

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Rara foto del concerto di Padova 1985 (grazie a Vittorio Piccin)

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Due rare foto del concerto di Torino 1985 (grazie a Vittorio Piccin)

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Rarissime fotografie del concerto di Firenze, 5 Novembre 1985 scattate da Stefano Gonnelli e gentilmente concesse ad Eric Clapton Italia. Un grazie particolare a Stefano.

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L'Uomo - Dicembre 1986

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Chitarre - Febbraio 1987


Si arriva così all’anno 1987 in cui Clapton porta in tour il disco “August”. Questa volta le date sono 3, il 26 Gennaio al Palatrussardi di Milano, il 29 al Palaeur di Roma ed il 30 al Palasport di Firenze. Nel corso delle nostre ricerche si è scoperto che Inizialmente la terza location scelta era Modena, ma alla fine fu sostituita con Firenze.

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Biglietto concerto di Milano 1987 (grazie a Vittorio Piccin)


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Biglietto del live al Palasport di Milano, 1987. Un grazie a Fabio Sagnelli

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Poster relativo al concerto di Roma 1987

Da segnalare il concerto di Roma, che a detta dei fans e collezionisti di bootlegs, presenta un Eric Clapton che canta e suona con una grinta e vivacità non sempre trovata nei concerti dell’epoca.
La scaletta dei pezzi è la seguente:
01. Crossroads
02. White Room
03. I Shot The Sheriff
04. Hung Up On Your Love
05. Wonderful Tonight
06. Miss You
07. Same Old Blues
08. Tearing Us Apart
09. Holy Mother
10. Badge
11. Let It Rain
12. Cocaine
13. Layla
14. Behind The Mask
15. Sunshine Of Your Love

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Chitarre - Giugno 1988

Si cambia decennio, entriamo nei ’90 con l’album “Journeyman”, ed Eric si presenta in un tour che sarà poi considerato uno dei maggiori apici della sua intera carriera.
La forma è al top, la band e gli arrangiamenti rasentano la perfezione.
Eric si imbarca in un tour mondiale con tantissime date, che riservano all’Italia stranamente solo 2 serate al Palatrussardi di Milano. Le date sono il 27 ed il 28 di Febbraio 1990.

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Poster per i concerti dell’epoca

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Ticket della prima serata a Milano nel 1990, un grazie particolare a Fabio Sagnelli.

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Altri biglietti del 26 Febbraio 1990


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Biglietto della data del 27 Febbraio 1990 (grazie a Vittorio Piccin)

Ecco di nuovo i ricordi del nostro Vittorio riguardo a questi 2 concerti: “non era sold out - ero presente a tutte e due le serate, la prima potrei dire che era al 90% circa, ma la seconda se era al 70% è già tanto;
ricordo che ci rimasi un pò male soprattutto la seconda sera; avevo il biglietto in fila 15 (in platea i posti erano numerati) ma appena si spensero le luci andai a sedermi comodamente in fila 6 o 7 tanto era lo spazio libero”
Scaletta del 26 Febbraio, prima serata:

01. Pretending
02. No Alibis
03. Running On Faith
04. I Shot The Sheriff
05. White Room
06. Can’t Find My Way Home
07. Bad Love
08. Before You Accuse Me
09. Old Love
10. Tearing Us Apart
11. Wonderful Tonight
12. Cocaine
13. Layla
14. Sunshine Of Your Love
Nota curiosa: nella seconda serata, prima del bis “Sunshine of your love” la band omaggia l’Italia suonando un pezzetto di “Volare” o meglio “Nel blu dipinto di blu” di Modugno!



Nel 1992 Eric torna in Italia per 2 concerti, a Bologna il 6 Luglio ed a Monza il 10 Luglio.
Inizialmente era prevista una terza data l'8 Luglio a Roma. Il comune di Roma non concesse lo stadio Flaminio e furono richieste condizioni inaccettabili per l'affitto dello stadio Olimpico. Gli organizzatori furono costretti ad annullare il concerto romano.

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Pubblicità di Radio Monte Carlo relativa al tour 1992

Eric è in tour in Europa insieme ad Elton John, e i 2 eseguono i concerti prima l’uno e poi l’altro.
A Monza, Eric si unirà ad Elton John per eseguire “Runaway Train”, mentre nel concerto di Bologna Zucchero sale sul palco per eseguire insieme al suo idolo Eric Clapton “Tearing us a part”.

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Biglietto del concerto di Bologna 1992 (grazie a Michele Bernardi)

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Biglietto del concerto di Monza 1992, grazie a Fabio Sagnelli

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Un altro biglietto di Monza 1992

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Pass del concerto di Bologna 1992 (grazie a Vittorio)

Scaletta del concerto di Bologna:

01. White Room
02. Pretending
03. I Shot The Sheriff
04. Running On Faith
05. She’s Waiting
06. Tears In Heaven
07. Tearing Us Apart
08. Old Love
09. Badge
10. Wonderful Tonight
11. Layla
12. Crossroads

Scaletta del concerto di Monza:

01. White Room
02. Pretending
03. I Shot The Sheriff
04. Running On Faith
05. She’s Waiting
06. Tears In Heaven
07. Before You Accuse Me
08. Old Love
09. Badge
10. Wonderful Tonight
11. Layla
12. Crossroads
13. Sunshine Of Your Love



Si arriva così al 1995, l’anno del “Nothin but the blues tour”, uno dei picchi massimi della carriera. Clapton esegue live solo canzoni blues, quello dei maestri del delta del Mississippi
e quello elettrico di Chicago, onorando i suoi idoli che tanto ha ascoltato fin da ragazzino.
Il tour inizia nel 1994 e arriva in Italia nel 1995, con 3 date: al Palaeur di Roma il 30 aprile, e poi l’ 1 e 2 Maggio al Filaforum di Milano.
Sono concerti memorabili, che non troveranno eguali fra quelli futuri e chi ha avuto la fortuna di assistere a questi concerti li mette sempre fra i primi posti tra i suoi ricordi.
EC salì sul palco di Roma e dopo il suo solito, educatissimo saluto, disse una sola frase
"this will be a long night of blues"

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Poster del concerto di Roma 1995

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Roma95
Sopra, 3 biglietti per il concerto di Roma 1995


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Biglietto della prima serata a Milano nel 1995, grazie a Fabio Sagnelli

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Biglietto del concerto di Milano, 1 Maggio 1995 (grazie a Vittorio Piccin)

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Milano 1 Maggio 1995

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Biglietto della seconda serata di Milano, 2 Maggio 1995

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Milano 2 Maggio 1995


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Pass del concerto di Milano 2 Maggio 1995


Scaletta della prima data di Milano:

01. Motherless Child
02. Malted Milk
03. Four Until Late
04. How Long
05. Kidman Blues
06. I’m Gonna Cut Your Head
07. Forty Four
08. Blues All Day Long (Blues Leave Me Alone)
09. Standing Around Crying
10. Hoochie Coochie Man
11. It Hurts Me Too
12. Blues Before Sunrise
13. Third Degree
14. Reconsider Baby
15. Sinner’s Prayer
16. Every Day I Have The Blues
17. Early In The Morning
18. Before You Accuse Me
19. Someday After A While
20. Got My Mojo Working
21. Five Long Years
22. Crossroads
23. Ain’t Nobody’s Business

Il 20 Giugno 1996 Eric Clapton è a Modena per il “Pavarotti and Friends for War Child”, e la chicca dell’anno è “Holy Mother” eseguita insieme a Luciano Pavarotti e l’ East London Gospel Choir.

Clapton suona anche "Third Degree", "Run, baby, run" con Sheryl Crow, "My love (Il volo)" con Zucchero ed il pezzo finale "Live like horses"

Sheryl with Eric Clapton - Backstage @ Parco Novi Sad, Modena, Italy
Sheryl Crow con Eric nel backstage del Pavarotti and Friends 1996

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Eric e Luciano Pavarotti nel 1996

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Sul palco del Pavarotti & Friends 1996



Nel 1997 è la volta del progetto jazz “Legends” insieme a Marcus Miller, David Sanborn, Joe Sample e Steve Gadd. Tutti mostri sacri dei rispettivi strumenti. Altri 2 concerti in Italia, il 13 Luglio a Villa Fidelia a Spello (PG) nell’ambito di Umbria Jazz’97 e un altro al Rocce Rosse & Blues Festival di Arbatax in Sardegna il 15 Luglio.

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Biglietto del concerto di Spello (PG) (grazie a Michele Bernardi)

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Autografo di Eric Clapton ricevuto dal nostro Michele Bernardi (un grazie speciale per aver condiviso con noi i suoi ricordi)

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Sopra, foto del concerto tenuto a Villa Fidelia, Spello


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Copertina del bootleg del concerto di Spello


Questa la rencesione del concerto di Spello , presa da larepubblica.it :
CLAPTON INCANTA CON IL SUPERGRUPPO
PERUGIA - A Umbria Jazz sono arrivate finalmente le "Leggende", quattro ultracinquantenni ancora tonici e trascinanti come Eric Clapton, David Sanborn, Joe Sample e Steve Gadd, con un quasi quarantenne che sprizza funky da tutti i pori, l' eclettico Marcus Miller, già prediletto di Miles Davis. Sono arrivati in un 'mezzogiorno di fuoco' torrido quando in giro non c' è nessuno, tutti in autobus da Firenze, come si viaggiava una volta nei tour degli anni favolosi dello swing in America. A dire la verità, Clapton e illustri compagni stanno macinando città e migliaia di chilometri con un aereo privato e poi, quando occorre, tutti insieme in bus. Montreux, Vienna, Istanbul, Copenhagen, L' Aia, Molde in Norvegia, Umbria Jazz e domani sera in Sardegna, ad Arbatax. Gran finale a Vittoria, Bilbao. Un tour massacrante con dieci concerti in tredici giorni. Perciò, sbarcati dal pullman, hanno voglia solo di rifocillarsi e andare subito a dormire. Ma prima Clapton e qualche amico più loquace si lasciano sfuggire alcune spiegazioni sulla "strana" superband. Come mai vi siete messi insieme? E qual è il denominatore comune che unisce musicisti così diversi? Risponde Eric Clapton: "Veniamo tutti dal blues, è evidente. E' questa la musica che ci accomuna tutti, bianchi e neri". Interviene Joe Sample, il versatilissimo tastierista: "E' curioso, ma negli stessi anni ascoltavamo tutti la stessa musica, noi in America e Eric in Inghilterra". Sembra sbocciato un idillio musicale tra Sample e "Manolenta" Clapton. Confessa Eric: "Quando abbiamo iniziato le prove a maggio a Los Angeles, mi sentivo come l' ultimo arrivato, un bambino smarrito e con le mani indolenzite per lo sforzo. Ho suonato per la prima volta con Joe ed è stata una rivelazione. Ho collezionato così tutti i suoi dischi ed ora gli ho anche chiesto di far parte della mia band nel tour che farò in Giappone a ottobre". "L' idea di mettere insieme Eric c on noialtri è stata mia", sbotta orgoglioso Marcus Miller il bassista e direttore musicale della "all stars". E la trovata di chiamarvi così pomposamente a chi spetta? A Joe Sample, il più anziano della brigata: "Non è che ci reputiamo vere leggende, è solo per riaffermare una qualità della musica che si riferisce alla classicità degli anni '20, '30 e '40, non al business di moda oggi. Facciamo di tutto per suonare una musica da leggenda, questo sì". E' previsto un loro disco prossimo, non si sa ancora se dal vivo o in studio. Mentre Eric Clapton non sa ancora quando uscirà il suo nuovo album: "Ho già registrato qualcosa, ma ho dovuto interrompere per questo tour. Ora il disco è previsto per ottobre, ma chissà se ce la farò". Ed eccoli ieri sera in concerto a Spello, a 30chilometri da Perugia, nella splendida Villa Fidelia. Una sede di prestigio scelta dopo che i Legends hanno sdegnosamente rifiutato lo Stadio Curi di Perugia. In un' esplosiva notte sponsorizzata Heineken, i cinque fuoriclasse hanno finito per tranquillizzare i diecimila spettatori molto nervosi per la lunga attesa sul prato, dove erano letteralmente ammassati. Gli assoli si sono incrociati con i duetti e gli scambi di virtuosismi. Musica elettrica e acustica, Eric Clapton si esibisce anche alla chitarra spagnola. Tra i brani che hanno proposto con crescente intensità, Eric Clapton ha anche cantato Going down, Third degree di Eddy Boyd, Put it where e un conclusivo Everyday I have the blues. Ma prima c' è stato l' incanto dell' ellingtoniano In a sentimental mood, che ha introdotto l' immancabile classico di Clapton Layla con un gustoso prologo di Marcus Miller al clarinetto basso. Spettacolo da maestri certo, ma con sprazzi di autentica magia bluesy. Un trionfo meritato, non c' è dubbio.
Scaletta del concerto di Spello, Villa Fidelia:

01. Full House
02. Marcus #1
03. Ruthie
04. Snakes
05. Going Down Slow
06. Peeper
07. Suggestions
08. Third Degree
09. First Song / Tango
10. Put It Where You Want It
11. Jelly Roll (encore)
12. Sentimental/ Layla (encore)
13. Every Day I Have The Blues




Nel 1998 Clapton porta in tour l’album “Pilgrim”, e passerà in Italia ad Ottobre, il 23 al Palasport di Casalecchio di Bologna ed il 24 al Filaforum di Milano.

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Poster del Pilgrim Tour 1998

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Biglietto del concerto di Bologna 1998 (grazie a Luigi Pistillo)

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Foto dal concerto di Bologna al Palamaguti (grazie a Paolo Brillo)

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Biglietto del concerto al Filaforum di Milano, 24 Ottobre 1998. Grazie a Fabio Sagnelli.

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Altro biglietto di Milano 1998
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Milano 24 Ottobre 1998


Articolo di rockol.it sul concerto bolognese:
Il "Messaggero" e il "Giorno" dedicano spazio al concerto bolognese di Eric Clapton (venerdì 23 ottobre). Sul primo, Paolo Zaccagnini scrive: «A guardarlo, in un Palamaguti stracolmo di 8.000 fans di tutte le età, abbracciato come il più folle degli innamorati alla sua chitarra preferita, "Blackie", viene da chiedersi come mai Eric Patrick Clapp, da sempre e solo "Manolenta" Clapton, nato a Ripley, Surrey, il 30 maggio ’45, suoni così bene, lui bianco e tipically British, il blues, la musica nera per antonomasia, che nel Profondo Sud Usa dove è nata chiamano ancora la "Musica del diavolo". Clapton è sempre più magnifico bluesman, anche quando realizza un lavoro sottotono per uno del suo calibro come il recente "Pilgrim". (...) Non si finirebbe mai di perdersi nella sua roca, calda voce e nella sua docile, suadente chitarra». Sul "Giorno" Andrea Spinelli scrive: «Ieri sera gliel’hanno urlato in 8.000: "She’s alright...cocaine". E ad Eric Clapton non è rimasto che assottigliare lo sguardo dietro le spesse lenti da miope per scrutare fino in fondo la platea di un Palamaguti arroventato. (...) All’indomani delle tre repliche londinesi di Earls Court, violini e violoncelli sono spariti (...) Il nuovo spettacolo lo riporta alla mistica blues-rock dei suoi dischi più famosi». Tuttavia, secondo il critico, «Il chitarrista oggi ha nuovi riferimenti che lo immedesimano sempre di più in quel "Journeyman" evocato dal titolo di un vecchio album, ovvero un professionista pagato a prestazione che da tempo non intende più la musica come unica ragione di vita» a differenza di Bonnie Raitt: «Alcune delle cose migliori offerte dallo show vengono proprio dal set della regina della slide guitar».
Scaletta del concerto di Bologna:

01. My Father’s Eyes
02. Pilgrim
03. One Chance
04. River of Tears
05. Going Down Slow
06. She’s Gone
07. Driftin’ Blues
08. Tears in Heaven
09. Layla
10. Change The World
11. Old Love
12. Crossroads
13. Have You Ever Loved A Woman
14. I Shot The Sheriff
15. Wonderful Tonight
16. Cocaine
17. Killing Floor (encore)

Scaletta del concerto di Milano:

01. My Father’s Eyes
02. Pilgrim
03. One Chance
04. River of Tears
05. Going Down Slow
06. She’s Gone
07. Driftin’ Blues
08. Tears in Heaven
09. Layla
10. Change The World
11. Old Love
12. Crossroads
13. Have You Ever Loved A Woman
14. I Shot The Sheriff
15. Wonderful Tonight
16. Cocaine
17. Dust My Broom (encore)

Bonnie Raitt faceva da apertura per Eric, e saliva sul palco nel bis finale!



Si cambia millennio ed esce “Reptile” ed il tour relative farà tappa in Italia per 3 concerti. Il 28 Febbraio 2001 al Palasport di Firenze, il 2 Marzo al Filaforum di Milano ed il 3 Marzo al BPA di Pesaro.

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Biglietto di Firenze 2001


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Biglietto di Milano 2001


Pesaro 3 March 2001 HW
Biglietto di Pesaro 2001


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Ticket per il Reptile Tour a Milano 2001, grazie a Fabio Sagnelli

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2001 Milano

Ecco l’articolo di larepubblica.it sul concerto di Firenze:
Clapton strega Firenze con la sua chitarra blues Firenze - Meno male: ha lasciato a casa giacca e cravatta. Meglio, molto meglio una bella camicia bianca, pantaloni blu e la Martin acustica. Eric Clapton sale solo sul palco del suo debutto italiano e parla subito (Key to the highway) la sua vera lingua, quella antica e pura del blues che lo stregò teenager. Poi volta pagina e si consegna più vicino all' oggi, in abiti pop di consueta, recente sobrietà (Reptile, Tears in Heaven, Change the world). Il palco è minimale come lui: tre grandi «americane» orizzontali per le luci (solo bianche) sul fondo, i diffusori sospesi, i rack per le chitarre, un solo schermo per i fan più lontani, le postazioni del suo superquintetto (Steve Gadd alla batteria, Paulinho Da Costa alle percussioni, David Sancious alle tastiere, Nathan East al basso, Andy Fairweather alla chitarra). Nessuna concessione hi tech se non per i suoni, davvero eccellenti. In fondo Clapton era e resta per più d' un verso un ragazzo d' altri tempi: lo spettacolo è la musica, la festa dei suoni. Che si celebra in questo inglesissimo salotto buono del rock. Ambiente sobrio, atmosfera elegante, sapore di gloriose storie d' un tempo e di paciosi fasti odierni. La voce è piena, roca e matura, la chitarra sempre pronta a stupire - anche se con meno fuoco d' un tempo. Il padrone di casa sa come si fa a intrattenere tre generazioni di innamorati. Sa perfettamente come sedurre i settemila del Palasport, serata d' apertura della parte italiana del suo tour europeo (domani sarà al Filalaforum di Assago, Milano, il 3 al Bpapalace di Pesaro). Vince ancora una volta il nostro con la sua inossidabile ricetta a base di understatement e leggenda, sincera semplicità e irripetibile virtuosismo, astuto pop e retaggi di ultra blues. Le due facce della sua storia così come del live, che le sfoggia con eleganza e un accorto crescendo di pathos e volumi. Ai molti brani recenti (Father' s eyes, Bell bottom blues, She' s gone) Clapton accosta con saggezza perle del suo mitico passato (Badge, Sunshine, Layla, Cocaine accolta da un vero boato) e standard (Hoochie coochie man, Over the rainbow, Don' t let me be lonely tonight di James Taylor). Il concerto è l' istantanea di un misurato miliardario finalmente pacificato, padrone di un equilibio soffertamente cercato negli anni, dopo il calor bianco degli esordi fra Yardbirds, John Mayall e Cream, cercato con alterne fortune nei Settanta, perso di vista negli Ottanta, affiorato durante i Novanta e poi consolidato a colpi di milioni di dischi venduti, supercollaborazioni, Grammy e Hall of Fame. Come tutti quelli della sua età, si ritrova davanti un pubblico eterogeneo, con storie e memorie diverse: i quarantacinquantenni che possono cantare Badge o versare una lacrimuccia sulla coda di Layla, i ventennitrentenni che Cream e Derek & The Dominoes manco sanno chi sono stati. La passione li unisce, li confonde nella calca. Come quel padre e figlio che in tribuna si scambiano il binocolo e sorrisi complici.
Scaletta del concerto di Firenze:

01. Key To The Highway
02. Reptile
03. Tears In Heaven
04. Bell Bottom Blues
05. Change The World
06. My Father's Eyes
07. River Of Tears
08. Going Down Slow
09. She's Gone
10. Got You On My Mind
11. Travelin’ Light
12. Don’t Let Me Be Lonely Tonight
13. Badge
14. Hoochie Coochie Man
15. Stormy Monday
16. Cocaine
17. Wonderful Tonight
18. Layla
19. Sunshine Of Your Love (encore)
20. Somewhere Over The Rainbow (encore)

Scaletta del concerto di Milano:

01. Key To The Highway
02. Reptile
03. Tears In Heaven
04. Bell Bottom Blues
05. Change The World
06. My Father's Eyes
07. River Of Tears
08. Going Down Slow
09. She's Gone
10. Got You On My Mind
11. Travelin’ Light
12. Don’t Let Me Be Lonely Tonight
13. White Room
14. Hoochie Coochie Man
15. Have You Ever Loved A Woman
16. Cocaine
17. Wonderful Tonight
18. Layla
19. Sunshine Of Your Love (encore)
20. Somewhere Over The Rainbow (encore)

Scaletta del concerto di Pesaro:

01. Key To The Highway
02. Reptile
03. Tears In Heaven
04. Bell Bottom Blues
05. Change The World
06. My Father's Eyes
07. River Of Tears
08. Going Down Slow
09. She's Gone
10. Got You On My Mind
11. Don’t Let Me Be Lonely Tonight
12. Travelin’ Light
13. Badge
14. Hoochie Coochie Man
15. Stormy Monday
16. Cocaine
17. Wonderful Tonight
18. Layla
19. Sunshine Of Your Love (encore)
20. Somewhere Over The Rainbow (encore)




Nel 2003 Eric torna ospite al Pavarotti & Friends - S.O.S. Iraq Benefit Concert.
Il concerto si svolge al Parco Novi Sad di Modena, il 27 Maggio 2003.
Eric Clapton suona "Stormy Monday" e "Holy Mother".

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Luciano Pavarotti ed Eric Clapton a Modena nel 2003


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Pavarotti & Friends 2003 - Ingresso sul palco per "Holy Mother"

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Pavarotti & Friends 2003 - "Stormy Monday"




Veniamo quindi al 2006, ultimo grande tour mondiale di Eric Clapton. Passerà da noi per tre concerti, al Lucca Summer Festival il 7 Luglio, a Perugia per Umbria Jazz l’8 Luglio e infine all’ Arena di Verona il 10 Luglio. Grandi concerti e grande musicalità, Eric è accompagnato alla chitarra dal Derek Trucks (un genio allo slide) e da Doyle Braham II. I 3 si scambiano continuamente assoli e rendono uniche le canzoni, molte ritirate fuori dal periodo “Derek and the Dominos”.

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Clapton a Lucca, nel primo dei tre concerti italiani del 2006

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Umbria Jazz Festival, Perugia 2006 (grazie a Babascion per le foto)

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Perugia 2006, foto Massimo De Simone

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Con Robert Cray, sul palco di Perugia

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EC all’ Arena di Verona, 10 luglio 2006

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Biglietto del concerto di Verona 2006 (grazie a Vittorio Piccin)

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Biglietto di Verona (grazie a Mauro R.)

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Sequenza di foto scattate a Verona (grazie mille a Mauro R.)

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Poster del concerto di Verona (grazie a Mauro R.)

Recensione del concerto di Perugia da parte di ondarock.it:
Nel 1966, una bomboletta spray scrive sui muri della stazione della metro di Islington: “Clapton is God”. Eric, dopo aver lasciato gli Yardbirds, si unisce ai Bluesbreakers di John Mayall e, con la sua Gibson Les Paul collegata a un amplificatore Marshall, fa letteralmente impazzire la scena musicale inglese. Dopo l’uscita del seminale “Bluesbreakers With Eric Clapton”, infatti, quasi tutti vogliono suonare come lui. A quarant’anni da quei graffiti, Eric Clapton non è più una divinità e, forse, non vuole nemmeno esserlo. La Manolenta del blues è, oggi, un tranquillo sessantenne che ha ancora voglia di vagabondare per il mondo con la sua “Blackie”, cercando un percorso musicale che lo “riporti a casa”. Non è soltanto un gioco verbale con il titolo del suo nuovo disco: Clapton è effettivamente tornato indietro nel tempo, ai suoi primi dischi da solista negli anni 70. Dopotutto, la sua vita artistica e personale non è stata per niente facile. Dai continui litigi con i Cream all’amore disperato per Patti Boyd-Harrison, dall’eroina ai sospetti di imborghesimento sonoro, un’altalenante costellazione di cadute e risalite, sfregiata dalla prematura morte del figlioletto Conor. Fino a questa infreddolita sera d’estate, a Perugia, nella splendida cornice dell’arena Santa Giuliana, poco sotto il centro storico in fermento per la nuova edizione di Umbria Jazz. In questo ritrovato itinerario musicale, Clapton torna agli stilemi di “461 Ocean Boulevard”, miscelando il blues delle sue radici con il soul e il pop plasmato e addomesticato. Con una vibrante sezione fiati e due coriste, la band si lancia, così, in brani travolgenti al limite del funk come “So tired” e, soprattutto, una stravolta rilettura di uno dei classici dei Derek And The Dominos, “Got To Get Better In A Little While”. Sempre vigile, Eric condivide generosamente le sue parti di chitarra. E, a volte, va a finire che il mancino Doyle Bramhall II e lo splendido, intenso Derek Trucks vadano addirittura a superare la vecchia divinità del blues-rock. “Old Love” (con Robert Cray, opening act del concerto) si dilata quasi all’infinito, tra piangenti chitarre slide e tastiere liturgiche. Certo, la voce di Clapton non riesce più a graffiare come nell’abrasivo “From The Cradle”, ma quando arrivano i riff di “Everybody Oughta Make A Change” e “Motherless Children” tutto sembra fermarsi, anche se per pochi minuti, d avanti alla sua Fender bianca e nera. I musicisti si allontanano e Slowhand si mette comodo, imbracciando una chitarra acustica. Inizia, così, la parte morbida del concerto, purtroppo rovinata dallo stesso pubblico di Perugia. Mentre Eric suona la triste “Back Home” e la gemma “I Am Yours”, molti dei settemila paganti danno vita a un ciarliero passeggiare nemmeno si trovassero sul lungomare di Reggio Calabria. Ci fosse stato lo Springsteen del tour di “Devils And Dust” li avrebbe trucidati dopo pochi secondi. Clapton, invece, continua a tessere accordi malinconici, a beneficio dei pochi asociali e silenziosi. E “Nobody Knows You When You’re Down And Out” e la magnifica “Running On Faith” vengono eseguite in modo molto simile al fortunatissimo “Mtv Unplugged”. Tolta la sedia, la big band torna sul palco perché è arrivato il momento di fare sul serio. Alla fine, la terza parte del concerto porterà, con un pugno di canzoni, la folla al delirio. La triade Clapton-Bramhall II-Trucks si lancia in una vera e propria orgia di chitarre blues e “After Midnight” fa solo da antipasto. L’intro di “Have You Ever Loved A Woman” si trasforma nella cover di Robert Johnson “Little Queen Of Spades”, giocata su rallentamenti melodici e accelerazioni improvvise. La band cavalca il momento propizio con il riff di “Let It Rain” e poi lascia andare da solo Clapton con l’immortale melodia di “Wonderful Tonight”, accompagnata dalle numerose coppie di innamorati di tutte le età. Si avvicina la fine e, con essa, il vertice del concerto. Il riff di “Layla”, accolto da un vero e proprio boato, suona fresco e potente come trent’anni fa, e la trascinante “Cocaine” si allunga e coinvolge nel ritornello cantato dalle due calde coriste soul. Le luci si spengono e la band si ritira nel backstage, ma il pubblico è ormai carico e non vuole saperne di tornare a casa. Qualcuno va già via, ma si perderà un bis bellissimo. Clapton rispolvera il repertorio Cream, e “Crossroads” risplende sotto la luna perugina con potenti e graffianti incroci di chitarre blues. E’ davvero finita, adesso. Slowhand sorride, inchinandosi. In una notte di luglio, in Umbria, ho visto in faccia Dio. Porta gli occhiali e ha parlato di cocaina.
Scaletta (identica per tutte e tre le date):

01. Pretending
02. So Tired
03. Got To Get Better In A Little While
04. Old Love
05. Everybody Oughta Make A Change
06. Motherless Children
07. Back Home
08. I Am Yours
09. Nobody Knows You When You’re Down And Out
10. Running On Faith
11. After Midnight
12. Little Queen Of Spades
13. Let It Rain
14. Wonderful Tonight
15. Layla
16. Cocaine
17. Crossroads (encore)




Ed eccoci (per ora) all’ultima fermata di questo fantastico viaggio. 24 Giugno 2011. Cava de Tirreni, Stadio Lamberti. Pino Daniele & Eric Clapton insieme in concerto. Nel 2010 Clapton invitò Pino (da tempo suo grande ammiratore) al Crossroads Guitar Festival 2010 a Chicago, e per ricambiare Pino lo invita al concerto di Cava organizzato per beneficenza, per aiutare un ospedale per bambini ad acquistare un’apparecchiatura costosa. Per i fans di tutta Italia è una notizia che riempie di gioia, perché dal 2006 non si è avuto più la possibilità di gustare il nostro EC in concerto, nonostante egli facesse date in tutta Europa. Ne viene fuori un bel concerto, con Eric che apre lo show insieme a Pino con “Boogie Boogie Man”, poi lo accompagna in una struggente “Napul’è” e poi rientra nella seconda parte per il suo set da 5 canzoni: Key To The Highway, Hoochie Coochie Man, Crossroads, Wonderful Tonight (Pino canta un verso in italiano) ed un potentissima Cocaine. Gran finale tutti insieme con una bella “Layla” elettrica come mancava da tempo.

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Poster del concerto

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In “relax” ! (foto copyright Luciano Viti)

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Ciao Pino...


Articolo del corrieredellasera.it:
Pino Daniele-Clapton un' alleanza blues
CAVA DE' TIRRENI (Salerno) - Pino Daniele che suona «Cocaine» ed Eric Clapton che ricama «Napule è». «Una cosa che parla da sola», dice Pino nei camerini prima del concerto-evento a due. Più che un duello è un' alleanza di chitarre in nome del blues e di Open, associazione che si occupa dei bimbi malati di cancro all' ospedale Pausilipon di Napoli. «Clapton è il numero uno della chitarra: suonare con lui è come per un pilota guidare con Schumacher», confessa il padrone di casa, che ammette di aver conservato per anni nella custodia del proprio strumento un articolo in cui Clapton lo lodava. Un' amicizia e un rispetto nati sulle sei corde e le dodici battute della musica del diavolo: lo scorso anno Slowhand aveva invitato il collega al Crossroads Festival di Chicago. Ora la restituzione del favore. «È venuto gratis. Altrimenti non ci saremmo riusciti». Perché non Napoli? «Per fortuna! Pensate se fossimo stati oggi a piazza Plebiscito...», e il pensiero va alla munnezza in strada. Soli sul palco, con le rispettive chitarre (Fender azzurra per l' inglese, Suhr bianca per il napoletano), i due aprono con «Boogie Boogie Man» e «Napule è». Quindi, accompagnati dalla band dell' inglese e dalle tastiere di Gianluca Podio, si dividono il palco: Pino in due momenti con i suoi successi («Je so' pazzo», «Quando», «' O Scarrafone», «Io per lei», «Yes I Know My Way») e Clapton con un' infilata di classici. Assieme fanno anche «Per te», «Wonderful Tonight» e, prima di salutare i 15 mila, «Layla». Il blues tornerà nel prossimo disco di Pino. «Certamente. Ma sto lavorando anche a qualcosa di rock e con un' orchestra». Per la prima volta da indipendente, senza una multinazionale del disco alle spalle. «Non vedevo l' ora. Non corro più il pericolo di avere a che fare con uno che lavorava alla Coca-Cola». Articolo del ilfattoquotidiano.it: “Se a me me piace ’o blues è anche, se non soprattutto, perché esiste Slowhand”. Sabato sera allo stadio Simonetta Lamberti di Cava de’ Tirreni (Salerno) si è scritta una pagina di storia della musica italiana. Sono accorsi in sedicimila da ogni parte d’Italia per vedere e ascoltare Pino Daniele con il signore del Blues Mr Eric Clapton. Si sono incontrati un anno fa a Chicago in occasione del Crossroads Guitar Festival, tempio della chitarra blues, dove Pino Daniele è stato invitato ad esibirsi proprio da Eric Clapton, unico artista italiano ad avere questo privilegio. Ieri, come accade raramente, la musica è tornata a bastare a se stessa in un periodo in cui viene confezionata per ogni età, momento e luogo. Il concerto ha raccolto fondi per curare i bambini malati di cancro del centro di Oncologia Pediatrica dell’Ospedale Pausilipon di Napoli: “Non sapete come mi sento privilegiato, guagliò: suono con Eric Clapton e faccio qualcosa di utile alla mia città, di questi tempi così scamazzata”, ha detto ‘il mascalzone latino’. Ad accompagnare i due bluesman, in questa unica tappa italiana, tra assoli e duetti una super band che non ha bisogno di presentazioni: Steve Gadd (batteria), Willie Weeks (basso), Christopher Stainton (piano, Hammond e keyboards), Mel Collins (sassofono) e Gianluca Podio (piano e keyboards). “Mano lenta”, accolto da una standing ovation che ha fatto alzare all’ in piedi un intero stadio, ha aperto il concerto accompagnando Pino in “Boogie boogie man” e “Napule è“, e per un attimo, come in una catarsi collettiva, ci siamo dimenticati i roghi e i cumuli di munnezza che da mesi infettano e invadono le strade di Napoli. La poesia di “Chi ten o mar” (solo voce e chitarra) e di “Quando” si è mescolata alle bluenote di “Wonderful Tonight“, in cui lo scugnizzo napoletano e Slowhand hanno duettato in una inedita versione in inglese e in italiano. Ad infiammare definitivamente i fan, i riff di “Hoochie coochie man” e di “Cocaine” sino ad arrivare al finale con “Yes i know my way” e l’indimenticabile “Layla“. Se ieri Pino Daniele si è regalato il sogno di suonare con il Dio del Blues “a chi nun tene niente, pecchè tene sulo ‘o mare…” ha regalato una serata che non verrà dimenticata facilmente.


A sorpresa, dopo molti anni di attesa, il 2 ottobre 2019 l'annuncio che aspettavamo: Eric Clapton torna in tour in Italia nel 2020!!
Però, come se non bastasse la già lunga attesa patita, la sfortuna ha voluto aggiungere ancora del pathos, con la pandemia da Covid-19 a bloccare tutto. Tutto era pronto per Maggio 2022, quando ancora un colpo di scena (Eric positivo al virus) fece slittare nuovamente i concerti ad ottobre.
3 date sold-out: a Casalecchio di Reno, Bologna il 9 e 10 ottobre, al Mediolanum Forum di Milano il 12 ottobre

Poster
Il poster del tour 2022, con le date americane di settembre ed i recuperi delle date italiane

Locandina
Locandina pubblicitaria relativa alle date italiane

Scaletta di Bologna 9 ottobre
Tearing us apart
Key to the highway
Hoochie Coochie Man
River of tears
I shot the sheriff
Country boy (acustica)
After midnight (acustica)
Nobody knows you when you're down and out (acustica)
Layla (acustica)
Tears in heaven (acustica)
Badge
Wonderful tonight
Crossroads
The sky is crying
Cocaine
High time we went

Scaletta di Bologna 10 ottobre
Tearing us apart
Key to the highway
Hoochie Coochie Man
River of tears
I shot the sheriff
Honey bee (acustica)
After midnight (acustica)
Nobody knows you when you're down and out (acustica)
Layla (acustica)
Tears in heaven (acustica)
Badge
Wonderful tonight
Crossroads
The sky is crying
Cocaine
High time we went

Scaletta di Milano 12 ottobre
Tearing us apart
Key to the highway
Hoochie Coochie Man
River of tears
I shot the sheriff
Driftin (acustica)
Nobody knows you when you're down and out (acustica)
Layla (acustica)
Tears in heaven (acustica)
Badge
Wonderful tonight
Crossroads
The sky is crying
Cocaine
High time we went

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Bologna 9 ottobre
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Bologna 9 ottobre

Eric Clapton, il concerto di Bologna all’Unipol Arena: la scaletta e la recensione
Un’ora e mezza dove vince la musica, con un'atmosfera intima e pochi cellulari a immortalare o registrare: il tripudio per Cocaine, con il dubbio che sia l’ultimo tour
di Andrea Tinti

Un viaggio indietro nel tempo. È stato questo (e tanto altro) il concerto di Eric Clapton (il primo dei due previsti all’Unipol Arena), che ha infiammato il palasport bolognese. Lo si intuisce mentre si è fila con il pubblico, attempati ascoltatrici ed ascoltatori, molti col giubbotto di pelle d’ordinanza, che hanno in tasca il biglietto per questo live da due anni. All’interno dell’Unipol Arena si respira l’aria dei grandi eventi. Tra gli spettatori c’è chi si ritrova dopo anni. “Ma sei tu? Ci voleva Clapton per rivederti. Quanti anni sono passati”. L’accento marcatamente toscano tradisce la provenienza. Sì, perché questi sono i concerti più a sud che Clapton tiene in Italia, dopo farà tappa a Milano e il pubblico, quello delle grandi occasioni, arriva da tutta la Penisola.
Alle 21 spaccate Clapton è sul palco con la sua band. Il palasport è stracolmo, l’applauso che accoglie il musicista inglese è caloroso. “Ho letto che sarà il suo ultimo tour”, dicono con assoluta certezza in tribuna, quindi un motivo in più per esserci. Uno degli elementi del viaggio indietro nel tempo è il palco. Un fondale nero copre il retro del palazzetto, nessuna scenografia, nessun orpello, niente che possa distogliere dalla musica, l’unica concessione sono alcune lampade che illuminano il palcoscenico. Stasera quello che conta sono i brani, originali o cover che siano, tutto il resto è fuffa. Guardando il palco non si può che fare il confronto con le produzioni ipertecnologiche degli artisti di oggi, piene di videowall con immagini sparate sulla faccia del pubblico, o trovate sceniche, quasi a voler nascondere, in alcuni casi, la pochezza delle canzoni. Ma stasera siamo qui per abbracciare uno dei pilastri del rock mondiale.
Fin dalle prime note è chiaro che ascolteremo un suono limpido, perfetto e senza imperfezioni d’esecuzione, anche merito di una band coi controfiocchi. La sezione ritmica è uno schiacciasassi, le coriste daranno manforte alla voce di Clapton, mentre le tastiere saranno in alcuni momenti le protagoniste quasi assolute. Il pubblico stasera potrà anche immaginare di essere in casa davanti al proprio impianto stereo, mentre ascolta dei dischi, tanto è la pulizia di suono. S’inizia con un set elettrico di cinque brani che termina con la cover di I shot the sheriff, sul palco sembra che ci siano i The Wailers. Clapton è di poche parole, ogni tanto ringrazia il pubblico per gli applausi che nascono spontanei anche durante l’esecuzione delle canzoni. La parte centrale del live è un set acustico, altri cinque brani con Laylache è da lacrime agli occhi. Appena il brano finisce si capisce ancora una volta perché il pubblico è qui stasera. Clapton è in perfetta forma, almeno la sua voce e le sue mani sulla chitarra.
Nel set acustico sembra quasi che siamo in compagnia di un amico di vecchia data, magari in un pub dove qualcuno gli ha chiesto, porgendo una chitarra, di fare qualche canzone. L’intimità è così densa che ci si dimentica facilmente di essere insieme a migliaia di persone. Dopo l’acustico si torna all’elettrico. Cinque brani ci separano dalla fine, il concerto dura, bis compreso, poco più di un’ora e mezza. Ovviamente il set si chiude con Cocaine, un tripudio, lo si comprende anche da una cosa che andremo a raccontare dopo. Clapton saluta con la mano ed esce insieme alla band. “Ci sarà un bis?” si chiede qualcuno sugli spalti. I più tecnologici sono alle prese con il sito che raccoglie le scalette dei concerti nel mondo. Sì, ci sarà il bis con un brano. E così è. Clapton ritorna esegue l’ultima canzone e risaluta la platea. Le luci si accendono e gli amanti del rock blues possono tornare a casa, o in viaggio, se sono arrivati da lontano.
È stata una stupenda serata. La musica ha vinto su tutto. Un’ora e mezza dove le canzoni, la tecnica e la storia della musica sono stati gli elementi preponderanti. Un viaggio indietro nel tempo. Il pubblico, quello delle tribune, non è scattato in piedi alla prima nota ma si è goduto il live a sedere, nessuna scena d’isteria collettiva, niente di niente. Un approccio completamente diverso da come si vive la musica oggi. Nei brani, diciamo più famosi, tipo Cocaine, i telefonini accesi a riprendere o fotografare in platea non erano più di una ventina, il parterre ospitava 5000/6000 persone, una situazione ben diversa rispetto ai concerti nei quali sono gli artisti che chiedono al pubblico di accendere il telefonino e tutto è ripreso e fotografato dall’inizio alla fine. Stasera la musica ha prevalso su tutto. “Sarà il suo ultimo tour” dicevano sugli spalti. Vero o non vero, chi c’era porterà con sé un bellissimo ricordo. Nella sua mente e vicino al cuore e non su file archiviati in cloud dall’altra parte del mondo.

Eric Clapton porta a Bologna il potere salvifico del blues
di Andrea Giovannetti

Ieri sera Eric Clapton è salito nuovamente sul palco della Unipol Arena di Bologna per il secondo concerto consecutivo nel capoluogo emiliano, registrando un nuovo sold out, per un totale di oltre 30.000 spettatori nei due appuntamenti felsinei.
Prima di Slowhand è stato Robben Ford a fare da “apripista” per la serata. Un opening act di lusso, visto che Ford è uno dei migliori chitarristi elettrici in circolazione, nonchè cinque volte canditato ai Grammy.
Quaranta minuti di ottimo blues, perfetti per scaldare il pubblico in attesa di Mister Slowhand.
Ed eccolo, alle nove in punto: Eric Clapton arriva sul palco accompagnato dalla sua band, formata da Nathan East (basso), Sonny Emory (batteria), Doyle Bramhall (chitarre), Chris Stainton (tastiere), Paul Carrack (organo, tastiere, voce), Katie Kissoon e Sharon White (voce).
Il concerto ha seguito la formula ormai consolidata delle esibizioni del chitarrista inglese, ovvero una prima parte piuttosto carica ed energica, un intermezzo acustico e un finale sempre con la band al completo. Un’altra delle formule che contraddistingue il leggendario chitarrista è concedere poco o niente al pubblico: a parte qualche sporadico “Thank you”, o “Grazie”, Eric appare imperturbabile e le emozioni che prova a stare sul palco sono a dir poco indecifrabili.
Veder tornare sul palco un musicista che aveva annunciato, o comunque fatto presagire, il ritiro ormai svariati anni fa proprio a causa delle sue precarie condizioni di salute è, oltre che una grande gioia per i fan, l’ennesimo esempio del potere salvifico del blues e del rock‘n’roll. Che dia una sferzata di energia al pubblico con Tearing Us Apart, la canzone di apertura, che faccia ondeggiare i bacini con I’m Your Hoochie Coochie Man, che induce a lenti improvvisati le coppiette con River of Tears o che faccia esplodere in un boato di approvazione con I Shot the Sheriff dei The Wailers, Eric Clapton nella prima parte del concerto si riconferma ciò che un anonimo graffitaro aveva consegnato alla storia sui muri della metropolitana di Londra negli anni Sessanta, cioè un dio.
La parte acustica del concerto ci consegna un artista più riflessivo, che si destreggia con le chitarre e fa cimentare i suoi musicisti con diversi strumenti, fino ad arrivare a uno dei momenti che tutti i fan aspettano: Layla e Tears in Heaven, eseguite una dietro l’altra.
Nell’ultima parte del concerto, riappropriatosi della sua Stratocaster, Clapton appare tutt’altro che stanco e perfettamente in grado di regalare al pubblico ancora altre perle blues, tra cui brilla la leggendaria Wonderful Tonight (scritta per Patty Boyd, la donna che Slowhand “rubò” a George Harrison).
Arriva uno dei brani storici dei Cream, Cross Road Blues, cover del brano dell’angelo ribelle Robert Johnson, che secondo la leggenda vendette l’anima al diavolo ad un incrocio di strade nel Mississippi in cambio dell’abilità nel suonare il blues.
Altro standard blues, The Sky Is Crying, che fa da preludio per il finale con l’immancabile Cocaine, brano di J.J. Cale portato al successo da Clapton nel 1977.
Unico bis, High Time We Went, cover di Joe Cocker, che vede il ritorno sul palco anche di Robben Ford. Guitar battle e gran finale per prendere ancora una volta, tutti quanti, l’ovazione e gli applausi degli oltre 15.000 presenti.
Eric Clapton, alla soglia degli 80 anni, è un artista che non avrebbe nemmeno più bisogno di esibirsi, eppure sceglie di farlo lo stesso e, forse, l’unica emozione che traspare sul suo viso è l’estati che prova quando imbraccia la chitarra, un’estensione di sé più che uno strumento. Il passare del tempo lo si avverte solo osservando come, in questa fase della sua vita, il meglio di sé lo dia quando si siede e imbraccia la chitarra acustica. La parte migliore del concerto è quella, proprio quella parte in acustico in cui l’abisso di dolore in cui la vita di Eric Clapton è spesso sprofondata si apre nuovamente, eruttando sul pubblico colate di poesia.
Non si può non amare Slowhand, nonostante e a dispetto delle sue discutibili uscite ed eccentricità di pensiero. Proprio per questo siamo doppiamente felici per aver avuto la possibilità di vederlo sconfiggere i suoi fantasmi, quelli veri e quelli che si è creato lui, Covid compreso, calcando quella Unipol Arena tanto desiderata e rimandata, per dare a tutti (Covid compreso) una lezione di rock blues.

Un’esplosione di gratitudine per il ritorno di Eric Clapton
Dal vivo. Il grande chitarrista torna in Italia dopo undici anni di assenza con una lunga scaletta e alcuni omaggi
di Graziella Balestrieri
Non si esibiva in Italia da undici anni, precisamente dal concerto tenutosi a Cava dei Tirreni, insieme all’indimenticato Pino Daniele. Una lunga attesa, di mezzo una pandemia, e un covid che ha colpito e bloccato Clapton, lo scorso maggio, proprio prima delle tappe italiane. Ma scavalchiamo l’ordine e andiamo per sentimento. Ve la ricordate la scena di Carlo Verdone su un terrazzo romano nel film Manuale d’amore 2 quando chiama una radio per descrivere l’incontro e il momento del ritorno all’amore atteso per tanto tempo, e quando alla fatidica domanda «ne è valsa la pena?» lui si allontana dal telefono e urla per farsi sentire dalla città intera: «Ne è valsa la pena, né è valsa veramente la pena». Ecco, la premessa è questa: tutta questa attesa ne è valsa la pena. L’Unipol Arena accoglie i fan di Clapton sin dalla mattina, e la fila pur essendo carica non è mai scomposta. La gente è un misto di età, dai settantenni ai bambini piccoli, portati forse per il primo concerto della loro vita, che sarà nel futuro, un privilegio da ricordare.
GIÀ DAL MOMENTO in cui arriva sul palco, uno dei chitarristi più geniali e originali ovvero Robben Ford, che ha accompagnato in passato Miles Davis, Bob Dylan, George Harrison e che per un’ora intrattiene il pubblico con maestria e proponendo brani di altissimo spessore musicale del suo repertorio, fino ad omaggiare John Lennon eseguendo una Jealous Guy da brividi veri. Così sono le 21.00 e quel momento atteso è arrivato. Clapton arriva sul palco per primo, accolto da un boato, accompagnato dalla sua band che vede come sempre Nathan East al basso, alle tastiere un iperbolico Chris Stainton e un magistrale Paul Carrack, alla batteria Sonny Emory, ai cori Sharon White e Katie Kissoon e alla chitarra Doyle Bramhall II. Il pubblico di Bologna ha mostrato quanta gratitudine c’è verso Clapton, un uomo che ha nella chitarra la sua ragione di vita e non solo, perché la sua unicità non è saper suonare bene ma è come la suona e cosa trasmettono quelle mani, quegli occhi chiusi, quel sorriso smorzato dai suoi musicisti. E la scaletta è tanta, si parte con Tearing us apart, Key to the Highway, Hoochie coochie man, River of tears, I shot the sheriff per poi passare al set acustico con Country Boy (di Muddy Waters), After Midnight, Nobody Knows you, Layla, Tears in Heaven regalando una chicca al pubblico, perché l’esecuzione cambia ad un certo punto omaggiando A white shade of pale dei Procol Harum. E poi si riprende con Badge, Wonderful tonight, The sky is crying, Cocaine e per il finale High time we went. Sul palco c’è anche un particolare e prezioso ricordo: una delle chitarre, ovvero la Gibson che Clapton suona è un regalo di J.J. Cale. Nemmeno Clapton si aspettava tanto amore da questa serata, le sue parole e i suoi gesti sono state cariche di emozione, lui che loquace non lo è mai stato: «Vi state divertendo perché io mi sto divertendo, non so nemmeno quello che faccio ma mi sto divertendo» e si pronuncia anche sul finale di Layla, «sembrava ancora più dolce perché la folla la canta insieme a me».
LA SECONDA serata ha solo due novità in scaletta. Eric ripropone Honey Bee di Muddy Waters e regala la presenza di Robben Ford con lui sul palco, per un’esibizione trascendentale di High time we went. È stata un’esplosione, non uno, non due, ma mille infarti, come direbbe Verdone.

Eric Clapton live in Italia: Slowhand is back
di Alessio Lottero (guitarprof.it)
A undici anni dall'ultima apparizione, Eric Clapton torna in Italia per tre attesissimi eventi live.
La recensione del concerto del 9 Ottobre a Bologna

Un' attesa lunga ed estenuante, protratta da rinvii causa covid può dirsi finalmente terminata: Slowhand is back!
Altro non volevano sentirsi dire i numerosissimi fan che hanno preso d'assalto l'Unipol Arena di Bologna per l'attesissimo ritorno di Eric Clapton in Italia.
Due repliche a cui si aggiunge l'appuntamento al Mediolanum Forum di Milano del 12 Ottobre che sanciscono l'agognato ritorno di uno dei chitarristi più idolatrati di sempre.
Ben undici anni sono trascorsi dall'ultimo palco italiano calcato dal musicista inglese, in una serata magica a Cava Dei Tirreni al fianco dell' amico Pino Daniele;
un arco di tempo durante il quale Eric Clapton ha continuato l'attività live in tutto il mondo, con il consueto serratissimo tenore.
World tour infiniti che hanno però finito per logorarlo fino a fargli preannunciare il ritiro con il concerto di addio all'Hyde Park di Londra nel 2018.
Ma niente da fare: Slowhand non ha in realtà mai smesso di esibirsi, seppur asciugando molto il calendario delle sue date in programma.
Eric Clapton live in Italia sembrava una chimera ormai.
Questo ritocco del suo palinsesto, ha portato Clapton lontano dai nostri palasport fino alla programmazione di nuove date italiane, previste all'origine nel 2020.
L'interesse e l'aspettativa per il ritorno di Eric Clapton sono altissimi: l'artista, nel nostro paese, gode storicamente di un enorme seguito.
Ecco però che il covid ci mette lo zampino e i concerti previsti vengono cancellati.
Durante il primo lockdown la scena musicale si interrompe bruscamente, come del resto ogni altro aspetto sociale della vita di tutti noi.
Eric Clapton segue una linea a riguardo piuttosto dura e certamente opinabile, mostrando aspra contestazione alle severe restrizioni imposte su scala globale.
Ciò nonostante, l'inattività forzata crea le condizioni per la realizzazione di un lavoro in studio tutto acustico particolarmente ispirato.
The Lady In The Balcony: Lockdown Sessions è una sorta di intimo concerto da camera con rivisitazioni di brani storici che non manca di essere riproposto dal vivo al ripristino delle attività live post quarantena.
I concerti italiani vengono rinviati altre due volte nel 2021, sempre a causa della pandemia, e nell'estate 2022 per contagio diretto dello stesso artista.
La paura per le sue condizioni si mitiga presto, appena diviene chiaro che Clapton sia stato contagiato in forma lieve, tanto da poter mantenere le date seguenti.
La pazienza degli ormai scoraggiati sostenitori nostrani viene però finalmente ripagata, con tre date a dir poco meritate; notizia ufficiale: i concerti sono confermati.
Nonostante l' incognita legata al livello della sua performance, negli ultimi anni spesso inficiata da infauste condizioni di salute, il pubblico spera in un grande show.
Uno di quelli a cui Eric Clapton ci ha abituato per oltre cinquant'anni insomma, prima che gli acciacchi e gli eccessi di gioventù iniziassero a presentargli il conto.
Quella che segue è dunque la recensione del primo live, del 9 Ottobre, con cui Slowhand rompe il ghiaccio.
La serata si apre con l'esibizione di Robben Ford che scalda magistralmente gli animi delle oltre diecimila persone intervenute.
Eric Clapton prende posizione sul palco alle 21 spaccate, con vera puntualità inglese.
Al suo fianco una band formata da alcuni affezionati compagni di lungo corso, piu qualche volto di recente assunzione.
Immancabili, con pochissime eccezioni da quasi quarant'anni, Nathan East al basso, Chris Stainton alle tastiere e la corista Katie Kissoon.
Come sempre da più di vent'anni, la chitarra gregaria è affidata al suo pupillo, Doyle Bramhall II.
la scelta dei brani in scaletta per un artista così prolifico e longevo, non può mai essere esaustiva e certo anche stavolta ha escluso alcuni grandi classici.
Ma le 16 proposte di Eric Clapton per questo rientro in Italia forniscono una piacevolissima panoramica su alcuni momenti salienti della sua monumentale carriera.
Si parte con Tearing Us Apart, brano hit degli anni Ottanta proposto all'epoca in duo con Tina Turner.
Quasi a voler ribadire che, il corpo potrà essere debilitato, ma lo spirito resiste eccome.
Fin dai primi istanti si può apprezzare il tipico sound di Slowhand: il fraseggio essenziale, il tocco raffinato ma sofferto, il suo marchio di fabbrica.
Le mani si scaldano presto e supportano egregiamente un cantato particolarmente ispirato nella notte di Bologna.
Arrivano in successione due classici del blues, genere che lo consacrò eroe del British Revival: Key To The Highway e il classico di Willie Dixon Hoochie Coochie Man.
Il padrone di casa si mostra a suo agio, se la prende comoda, le recenti vicissitudini non hanno intaccato il playing viscerale che lo rese celebre.
River of Tears spezza letteralmente il cuore al pubblico, con un continuo e perpetuo incalzare che sfocia in un assolo urlato e commovente.
I Shoot The Sheriff di Bob Marley chiude il primo set elettrico, per gli amanti dell' Eric eterogeneo di metà anni settanta che strizzava l'occhio al Reggae.
La sessione centrale del concerto, consuetudine da alcuni anni, è tutta acustica.
Eric propone un mini unplugged, con inevitabili rimandi al celebre speciale di MTV del 1992 che gli fece fare incetta di Grammy Awards.
Honey Bee di Muddy Waters lascia spazio alla nuova indovinatissima versione di After Midnight riarrangiata nelle Lockdown Sessions.
Nobody Knows You When You're Down And Out, cover di Jimmy Cox ricorda gli sfarzi del periodo folk blues e mostra la totale disinvoltura di Eric Clapton nell' approcciare al repertorio americano classico di quel genere.
Layla, la cui versione acustica del 92 è ormai quasi famigerata, è attesa dal pubblico fin da quando Eric imbraccia la sua Martin e scatena un boato tra la folla.
Folla che invece ammutolisce rapita sulle inconfondibili note del super classico Tears In Heaven, che non manca di strappare qualche lacrima.
Concluso il set acustico, la band dà il via ad un finale incalzante che è rapida rassegna di alcuni dei più importanti brani di Clapton.
Si inizia con Badge, unica testimonianza del periodo Cream della serata, anche se l'arrangiamento è quello ormai conclamato degli anni ottanta.
Wonderful Tonight chiude la lista degli evergreen personali, soddisfa le aspettative dei più nostalgici e lascia spazio ad un finale col botto.
Eric Clapton torna nuovamente ad un inno del delta blues, di colui che forse lo ha ispirato maggiormente: Cross road blues del grande Robert Johnson.
La sensazione è che, per quanto riguarda il blues, Slowhand non sia invecchiato di un giorno: il tutto è fluido e non ci sono inciampi: è a casa.
Con The Sky Is Crying, capolavoro di Elmor James, Eric coglie l'occasione per presentare i suoi colleghi, lasciando un giro completo di improvvisazione a ciascuno.
L'epilogo, obbligatorio, è l'ennesimo tributo all'amico e mentore J.J. Cale: Cocaine irrompe dopo una breve intro di East al basso e l'Unipol Arena è in tripudio.
La band si inchina e saluta una platea ancora fremente, prima del consueto rito dell'uscita dal palco, lasciando tutti soddisfattissimi ma speranzosi nel canonico bis.
L'ultimo brano è affidato alla voce del secondo tastierista Paul Carrack; Clapton si limita alle parti corali e alla chitarra, suonando l'ultimo assolo della serata.
Eric Clapton, ad ultimo un pò stanco, si congeda cosi da un pubblico felice ed appagato da un grande concerto, intenso e intimo; e poco importa che non sia stato lunghissimo.
Eric Clapton live in Italia nuovamente e, quello che si evince dalla serata bolognese del 9 Ottobre, e certamente dalle due seguenti, è che Eric Clapton goda ancora dell' affetto del pubblico di casa nostra.
La serata assume il mood di una chiacchierata con un vecchio amico, certo poco loquace, ma affettuoso e che non si risparmia, al netto delle sue energie.
Del resto i Claptoniani irriducibili lo sanno: Slowhand è di poche parole, parla la musica.
Quello che resta è anche una punta di malinconia dei più sfegatati, che si chiedono se riusciranno a rivederlo dal vivo.
E certo in quale stato di forma potrebbero trovarlo.
Eric Clapton è sempre stato un figlio della strada, un pellegrino musicale e ad oggi non sembrerebbe avere la minima intenzione di andare in pensione.
Sulla sua salute scherza con malcelata ironia ammettendo che, ricordando lo stile di vita che aveva a vent'anni, il solo fatto di poterne parlare di persona oggi ha del miracoloso.
Quello che ci auguriamo è dunque di vederlo calcare altri grandi palchi, per molti altri anni: Come on Slowhand... One More Car, One More Rider.

Eric Clapton @Unipol Arena- Bologna 09/10/2022
di Monica Atzei (tuttorock.com)

9 ottobre 2022 sarà una data da ricordare non solo per Bologna ma per tutta l’Italia: finalmente Eric Clapton approda nuovamente sul suolo italico. E non è retorica questa, perchè c’è davvero tutta l’Italia ad applaudire “Slowhand”: dal Veneto alla Puglia, dalla Toscana alla Sardegna e su tutte, la città di Bologna ad accogliere uno dei chitarristi più amati del mondo.
Si inizia poco prima delle 20 con la bravura del chitarrista Robben Ford che per circa 40 minuti ci regala dell’ottimo blues e una versione molto bella di “Jealous Guy” del compianto John Lennon che nasceva proprio il 9 ottobre del 1940. Applausi a scena aperta e grandi apprezzamenti da parte del pubblico per un chitarrista dal suono “puro e vero”.
L’attesa cresce ma passa in fretta perchè puntuale alle 21 Eric Clapton e la sua stratosferica band compaiono sul palco e lui con un timido “Buonasera” imbraccia la chitarra e ci trascina con sè da subito con la travolgente “Tearing Us Apart” dove il buon Nathan East e il suo fedele basso danno manforte; arriva l’inossidabile “I’m Your Hoochie Coochie Man” e il culmine è raggiunto dalla mitica “I shot the Sheriff” cantata a squarciagola da tutti i presenti.
Si passa ad un live acustico, Clapton e Doyle Bramhall II seduti, il secondo chitarrista suona anche l’armonica e Nathan è al contrabbasso: “After Midnight” ,”Layla”, “Tears in Heaven” sono i brani più toccanti; c’è anche il tempo per un accenno di “Whiter Shade of Pale” dei Procol Harum con il magico hammond di Paul Carrack.
Si torna al set elettrico, e ancora sono emozioni, un’ora e mezza di dedizione, riconoscenza e amore verso il pubblico, quando arriva “Cocaine” l’Unipol gremito, impazzisce, e sul palco Eric e la band ringraziano emozionati. Un plauso a tutta la band davvero grandiosa: Chris Stainton e Paul Carrack e la loro esperienza, Nathan East e la garanzia del suo basso (probabilmente tra i più quotati), il bravissimo chitarrista Doyle Bramhall II, le voci uniche delle coriste Sharon White e Katie Kissoon e l’energia di Sonny Emory alla batteria.
Davvero da pelle d’oca.
Un bis “High Time To Went” e poi il ricordo ci avvolgerà come una magia.
Grazie Eric perchè questa notte sarà per sempre “Wonderful Tonight”
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Bologna 10 ottobre (foto di Alessandro Ponti)
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Bologna 10 ottobre (foto di Alessandro Ponti)

ERIC CLAPTON: la magica essenza
di Luca Trambusti

Era dal 2011 che Eric Clapton mancava dall’Italia e dal 2001 che non si esibiva a Milano. Un lungo vuoto che con le tre date italiane (Bologna 9 e 10 ottobre e Milano 12 ottobre) si è ora colmato. Vedere Clapton nel nostro paese non è stata opera facile. Prima le limitazioni agli spettacoli per il covid, poi la positività al virus dello stesso Clapton hanno allungato i tempi e, in coda al tour, il chitarrista inglese si è potuto finalmente esibire di fronte al pubblico italiano.
Una lunga attesa ripagata da un ottimo concerto ma di breve durata: poco più di novanta minuti in cui però si è goduto al massimo per ciò che si è sentito, ma ciò che si è sentito non si vorrebbe mai finire di sentirlo. Così quando Clapton si toglie la chitarra e saluta si ha la sensazione di aver gustato solo l’antipasto. Purtroppo però questo non è un pranzo di Natale, ma un light lunch.
Così bisogna “accontentarsi” e godere sino in fondo ogni singola nota, ogni singolo istante di questo concerto ineccepibile. A regalare il tutto la chitarra di uno dei migliori e importanti chitarristi in ambito blues e non solo. Slowhand a 77 anni dimostra la veridicità del soprannome che lo accompagna da anni. La sua mano non vola sul manico della tastiera e sulle corde ma il tocco, la sua delicatezza e qualità, è quello che lo contraddistingue, insieme alla bellezza del suono che esce dallo strumento.
l concerto è di grande essenzialità ed estrema sobrietà. Nessuna concessione allo spettacolo ma solo alla musica. La scena è riempita pienamente dai sei musicisti e due coriste. L’impianto luci è minimale e “statico”: dei fari chiari illuminano la scena insieme a una serie di “piantane” tipo salotto. Non ci sono variazioni cromatiche. Ma d’altronde niente oltre alla musica serve per catturare l’attenzione dell’ascoltatore.
Lo spettacolo si apre con una parte elettrica, poi ha una sessione acustica (e la memoria torna all’unplugged di MTV) e infine torna in veste elettrica. Il magico suono della chitarra di Eric Clapton si divide la scena con le tastiere, piano e organo rispettivamente suonati da Chris Stainton (già con Joe Cocker e dal 79 insieme al chitarrista) e da Paul Carrack. Oltre a loro la chitarra di Doyle Bramhall, che assolve molto bene il non certo facile compito di “competere” con Clapton. È un gruppo di grandissimo livello che però sa come superare il limite dello strumento e regalare ottime vibrazioni al pubblico. Sulla lunga “The Sky Is Crying” si aprono le finestre su ogni strumento (esclusa la parte ritmica) che si prende l’evidenza della scena mentre Clapton resta sullo sfondo.
Nei circa 100 minuti Clapton ripercorre la sua carriera arrivando sino ai mitici Cream (“Badge” del 1969 nell’album “Goodbye”) e proponendo brani molto noti del suo repertorio, canzoni o riletture che hanno avuto un grande successo e che lo hanno consacrato (“Cocaine” ad esempio). Tocca i classici del blues: “Crossroads” di Robert Johnson (anch’essa nel repertorio live dei Cream), “I’m Your Hoochie Coochie Man” a firma Willie Dixon o la lunghissima “The Sky Is Crying” di Elmore James ma anche momenti più delicati con grandi ballate come “River of tears”, “Tears in Heaven” o “Wonderful Tonight”, senza dimenticare la sua personale e classica rilettura di “I Shot The Sheriff” di Bob Marley (un po’ troppi interventi delle coriste). Il brano dell’unico bis (una cover di Joe cocker) vede ospite sul palco anche Robben Ford il quale ha avuto il compito di apripista esibendosi prima di Clapton (con una performance un po’ al di sotto delle sue qualità).
Dunque nessuna concessione allo spettacolo, poca o nulla empatia con il pubblico (a volte – valutandolo a posteriori – forse un tantino fin troppo asettico, algido), ma solo grande ed essenziale musica, con momenti capaci di rapirti, di portarti in un mondo parallelo dove immergersi nella magia della chitarra che s’inerpica su bellissime scale blues, percorse senza la fretta e l’ansia della performance mirabolante. Grande tecnica ma anche grande cuore, con un forte e confortevole calore. Una dimostrazione di elegante sostanza, di valore assoluto della musica fatta come ormai non capita più di sentire e forse neanche di godere.
Il pubblico, ovviamente non giovane, ha apprezzato e applaudito un artista da sempre mitizzato e amato che con le sue esecuzioni e composizioni ha accompagnato gli anni giovanili della propria vita.
Un concerto che resta nel cuore.
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Milano 12 ottobre

Eric Clapton, il report del concerto al Forum di Assago (Milano)
di Ezio Guaitamacchi (jamtv.it)

Un Eric Clapton in grande forma fisica e artistica quello apparso all’età di 77 anni sul palco del Forum di Assago
C’è stato un tempo in cui il suono di una chitarra elettrica era frutto delle caratteristiche dello strumento, dell’interazione dello stesso con l’amplificatore e con qualche piccolo effetto e, che soprattutto si plasmava grazie alle mani e alle dita del musicista. In quel modo la sei corde acquisiva un timbro unico e una voce inconfondibile che si identificavano con il chitarrista stesso.
60 anni dopo, esattamente allo stesso modo, la voce della chitarra di Eric Clapton è tornata a farsi sentire.
Sul palco del Forum di Assago (terza e ultima delle date italiane del suo tour 2022) accompagnato da una band stratosferica (nella quale spiccavano, tra gli altri, i fidi Nathan East al basso e Chris Stainton al pianoforte) il musicista inglese in grande forma fisica e artistica a 77 anni ha incantato il pubblico presente.
Il suono unico della sua Fender Stratocaster, quella voce satura, seducente, grintosa e ficcante al tempo stesso il cui timbro ammaliante che ancora strizza l’occhio (e l’orecchio…) a quello dei suoi eroi B.B King o Freddie King, è rimasto integro, cristallino e impeccabile come quando, nel 1966, sui muri di Londra qualcuno scriveva che “Clapton era dio”. Ma orami da tanto tempo, Eric non è solo una divinità della sei corde ma un musicista completo, raffinatissimo le cui doti vocali sono pari a quelle di compositore come dimostrano ballad struggenti quali River of Tears, Tears in Heaven, Layla (qui riproposta in chiave acustica come nel celebre Mtv Unplugged).
È però il blues il fil rouge della sua vita. La musica che l’ha formato, quella che ha amato, quella che non ha mai tradito e che non lo ha mai abbandonato, quella che ancora oggi lo entusiasma nel momento in cui la suona.
Il repertorio dei concerti italiani lo conferma: classici della musica del diavolo come Key To The Highway o Hoochie Koochie Man, perle dei Cream come Crossoroads e Badge, o persino la Nobody Knows You when You’re Down and Out della imperatrice del Blues Bessie Smith regalata nel corso del siparietto acustico insieme a alla fascinosa Country Boy di Chuck Brown la fanno da padrone.
Non solo. Le svisate solistiche di Clapton (insieme a quelle altrettanto efficaci del texano Doyle Bramhall, chitarrista mancino di straordinaria abilità) che si alternano a quelle del piano di Chris Stainton e dell’Hammond del formidabile Paul Carrack trasudano blues in ogni passaggio. Le immancabili hit Wonderful Tonite o le riletture “claptoniane” di I Shot The Sheriff e della Cocaine del suo vecchio amico J. J. Cale chiudono il cerchio.
Il tempo di un bis trascinante (la High Time We Went dal repertorio di Joe Cocker qui cantata magistralmente da Paul Carrack con ospite la chitarra di Robben Ford, che aveva aperto il concerto) e gli artisti salutano il pubblico dopo circa un’ora e mezza di grande musica che ha lasciato in noi la sensazione di aver assistito ancora una volta a un evento eccezionale. Come le altre grandi leggende del rock, anche Clapton ci fa pensare di essere stati una generazione fortunata. Che ha potuto ammirare su un palco artisti come Eric Clapton, Bob Dylan, Paul Mc Cartney o Rolling Stones paragonabili alle menti più geniali della razza umana. È come aver visto Picasso dipingere, Shakespeare scrivere una pièce teatrale, Mozart suonare o Leonardo inventare. Una cosa da fare invidia ai pronipoti…
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Milano 12 ottobre (Robben Ford sale sul palco per il bis)

Eric Clapton ha ancora il blues
Il chitarrista suona a Milano dopo 21 anni - facendo dimenticare le polemiche recenti
di Gianni Sibilla rockol.it

Un telo nero come sfondo, 7 lampade sul palco ad illuminare i membri della band, al lato due schermi che inquadrano soprattutto la Stratocaster o l’acustica, spesso in primissimo piano. Se ti guardi intorno, ti rendi conto che gli sguardi (e spesso i cellulari) sono puntati sugli schermi. il pubblico del forum ha aspettato Eric Clapton con pazienza, e non vuole perdersi nessun dettaglio del suo leggendario modo di suonare la chitarra: tutto lo show, dal palco alle riprese, è costruito per mettere la sei corde in primo piano.
Slowhand torna a Milano dopo oltre 20 anni, per un concerto che doveva svolgersi già nel 2020, poi lo scorso maggio: venne rimandato perché aveva preso il covid, quella malattia che lo ha messo al centro di tante polemiche per le sue prese di posizioni filo-complottiste.
Dopo l’opening di Robben Ford, Clapton sale sul palco alle 9 precise: jeans, Nike bianche ai piedi, camicia e gilet. Ha 77 anni, portati benissimo, soprattutto per uno che nel 2014 parlava di ritiro e che ha sostenuto di essere quasi rimasto paralizzato per le reazione avverse di un vaccino… Stasera però non c’è spazio per il Clapton negazionista: neanche una parola se non un “thank you”, solo musica.
E che musica… Lo show è diviso in tre parti, due elettriche inframezzate da una acustica. Quasi sempre lo schema è lo stesso: nella seconda parte della canzone spazio a lunghi e stupendi assoli blues, un po’ come quando una affiatata squadra di basket isola la star per l’uno contro uno che può risolvere la situazione. La squadra è una band di super musicisti (Nathan East al basso, Sonny Emory alla batteria, Paul Carrack e Chris Stainton alle tastiere, Doyle Bramhall alla chitarra, Sharon White e Katie Kissoon ai cori), ma Clapton è un giocatore/chitarrista da hall of fame. Con la voce in perfetta forma, è praticamente immarcabile.
Il risultato è un gran bel concerto, con punte notevoli: la versione reagge di “Tears in heaven” (con citazione di "A whiter shade of pale") e quella di “Layla” nella parte acustica, che riporta Clapton ai tempi dell’Unplugged (un album da oltre 25 milioni di copie…): il “Cross road blues” di Robert Johnson nella parte elettrica, a cui si uniscono classici come “I shot the sheriff”, “Wonderful tonight”, “Badge” dei Cream e ovviamente “Cocaine”, che chiude il set principale prima del bis con Robben Ford.
Una serata con due soli difetti: dalla scaletta è stata tolta “After midnight” l’altra canzone del maestro J.J. Cale resa popolare da Clapton assieme a “Cocaine” - e la durata dello show, un’ora e mezza. Perché avrà anche 77 anni, ma quando non parla di covid e quando suona così, lo staresti ad ascoltare per ore e ore…
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Milano 12 ottobre



Money and cigarettes Tour 1983
02-Mag-1983 Palaeur Roma (Italy)
03-Mag-1983 Palasport Genova (Italy)
Tour 1984
23-Gen-1984 Teatro Tenda Milano (Italy)
24-Gen-1984 Teatro Tenda Milano (Italy)
Behind The Sun Tour 1985
27-Oct-1985 Teatro Tenda Milano (Italy)
28-Ott-1985 Teatro Tenda Milano (Italy)
29-Ott-1985 Palasport Torino (Italy)
31-Ott-1985 Palamaggiò Caserta (Italy)
01-Nov-1985 Palaeur Roma (Italy)
02-Nov-1985 Palasport Genova (Italy)
04-Nov-1985 Teatro Tenda Bologna (Italy)
05-Nov-1985 Palasport Firenze (Italy)
06-Nov-1985 Palasport Padova (Italy)
August Tour 1987
26-Gen-1987 Palatrussardi Milano (Italy)
29-Gen-1987 Palaeur Roma (Italy)
30-Gen-1987 Palasport Firenze (Italy)
Journeyman Tour 1990
26-Feb-1990 Palatrussardi Milano (Italy)
27-Feb-1990 Palatrussardi Milano (Italy)
Tour 1992
06-Lug-1992 Stadio Communale Bologna (Italy)
10-Lug-1992 Stadio Brianteo Monza (Italy)
Nothing But The Blues Tour 1995
30-Apr-1995 Palaeur Roma (Italy)
01-Mag-1995 Filaforum Milano (Italy)
02-Mag-1995 Filaforum Milano (Italy)
Legends Tour 1997
13-Lug-1997 Villa Fidelia Spello, Umbria (Italy)
15-Lug-1997 Red Cliffs Arbatax, Sardegna (Italy)
Pilgrim Tour 1998
23-Ott-1998 Palasport Casalecchio Bologna (Italy)
24-Ott-1998 Filaforum Milano (Italy)
Reptile Tour 2001
28-Feb-2001 Palasport Firenze (Italy)
02-Mar-2001 Filaforum Milano (Italy)
03-Mar-2001 BPA Palas Pesaro (Italy)
World Tour 2006/2007
07-Lug-2006 Piazza Napoleone Lucca (Italy)
08-Lug-2006 Arena Santa Giuliana Perugia, Umbria (Italy)
10-Lug-2006 Arena di Verona Verona (Italy)
Eric Clapton & Pino Daniele
24-Giu-2011 Stadio Lamberti Cava De Tirreni (Italy)
Tour 2022
09-Ott-2022 Unipol Arena Casalecchio di Reno, Bologna (Italy)
10-Ott-2022 Unipol Arena Casalecchio di Reno, Bologna (Italy)

12-Ott-2022 Mediolanum Forum Milano (Italy)